Tags: Energia, Efficienza energetica, Scienze

EFFICIENZA ENERGETICA

Dizionario dei “Non” Sinonimi

di: Nino Di Franco*
I concetti di “efficienza energetica”, “risparmio energetico”, “uso razionale dell’energia”, “contenimento dei consumi” sono spesso utilizzati come sinonimi sia a livello colloquiale che a livello normativo. Poiché viceversa ognuno di essi rimanda – quanto meno dal punto di vista semantico – ad un preciso ambito di intervento, l’autore, in questo articolo pubblicato su Quotidiano Energia, si propone di caratterizzare le diverse espressioni, definendone le rispettive demarcazioni e interrelazioni sia funzionali che concettuali.


L’uso razionale dell’energia è un elemento strategico promosso da un Paese per fare fronte al progressivo rincaro delle tariffe energetiche garantendo al contempo la sicurezza negli approvvigionamenti, e può essere definito come quel “complesso di azioni organiche dirette: al contenimento dei consumi tramite la promozione del risparmio energetico, la riduzione degli sprechi e il miglioramento comportamentale; allo sviluppo ed uso delle fonti rinnovabili di energia; allo sviluppo ed uso delle fonti endogene di energia”.

Per contenere i consumi energetici (senza considerare lo sviluppo di fonti rinnovabili o endogene) si possono adottare quattro modalità, tra loro ben distinte: il miglioramento dell’efficienza energetica, la riduzione degli sprechi, la modifica comportamentale, il contingentamento.

L’efficienza energetica di un processo è il rapporto tra l’output (prodotto o servizio) e l’input energetico, e può essere aumentata per via intrinseca (adottando una tecnologia più performante o migliori modalità gestionali), per sostituzione paritetica (quando un intervento di sostituzione ripristina l’efficienza nominale dell’apparato, venuta meno nel tempo) oppure introducendo standard tecnologici, i quali escludono dal mercato soluzioni non efficienti.

Limitare gli sprechi consiste nel riallineare gli attuali elevati consumi alla situazione ‘standard’ a consumi nominali. Lo spreco non va confuso con la bassa efficienza di un apparecchio, alla quale si possa far fronte con interventi tecnologici: lo spreco è dovuto ad incuria, e come tale non deve essere contemplato nelle normali attività gestionali.

Indurre modifiche nei comportamenti dei cittadini, favorendo atteggiamenti ‘virtuosi’ nei confronti dell’energia, è una misura non-tecnologica di natura socio-culturale, dagli effetti difficilmente prevedibili e quantificabili, dalle dinamiche complesse e di lungo periodo.

Il contingentamento è una modalità di contenimento del consumo di energia tramite limitazioni sui flussi energetici a monte del processo (sulle quantità o sui periodi di fruizione), oppure peggiorando la qualità della prestazione. Ciò avviene a seguito di gravi crisi che compromettano la continuità o la sicurezza degli approvvigionamenti, o a seguito di rialzi traumatici dei prezzi energetici.

Stabilite le precedenti quattro modalità di contenimento dei consumi, a quali di queste può essere assegnato lo status di ‘risparmio energetico’? Secondo noi, un’operazione di Risparmio Energetico (RE), vista dall’ottica del pianificatore, dovrebbe possedere le caratteristiche di seguito riportate.

1) Volontarietà e programmabilità. Una riduzione degli assorbimenti energetici dovuta a fattori non-volontari (per es. la climatologia) non costituirebbe un ‘risparmio energetico’ perché verrebbe meno l’elemento di programmazione insito in una qualunque policy di intervento.

2) Misurabilità, per verificare il raggiungimento degli obiettivi.

3) Framing, dovendo un RE contemplare tutte le variazioni di consumo energetico – positive e negative – che l’iniziativa ha provocato nel contesto di riferimento (cross media effects), procedendo inoltre alla normalizzazione dei consumi.

4) Stabilità dei risparmi nel tempo, visto che un provvedimento legislativo, o una policy aziendale, deve necessariamente produrre effetti duraturi a fronte delle risorse impegnate.

5) Economicità, dovendo l’analisi costi-benefici dell’intervento di RE fornire risultati positivi.

Stanti le diverse misure di contenimento dei consumi dianzi elencate, e la definizione di ‘risparmio energetico’ appena enunciata, afferiscono a quest’ultimo e lo sostanziano:

- il miglioramento intrinseco dell’efficienza

- la sostituzione paritetica

- gli standard tecnologici

- i provvedimenti di contingentamento le cui prescrizioni restino stabilmente in vigore nel medio periodo.

La suddivisione delle misure di contenimento dei consumi energetici in quattro categorie segrega diversi ambiti di azione, per ognuno dei quali si dovrebbero attivare strumenti e competenze dedicati secondo lo schema di seguito riportato.

Aver distinto le singole misure di contenimento dei consumi per ambito d’azione può contribuire ad una miglior integrazione dei diversi provvedimenti normativi e ad un’ottimale individuazione e personalizzazione degli strumenti di pianificazione e implementazione, evitando al contempo sovrapposizioni e duplicazioni.

In conclusione, i concetti di ‘efficienza’ e ‘risparmio’ non sono alternativi uno all’altro, esprimendo il primo una caratteristica prestazionale di un processo energetico, ed il secondo l’effetto contabilizzato come energia fisica non più consumata grazie di un aumento dell’efficienza.

Resta sospesa la questione legata al concetto di “efficienza energetica” invocato in quasi tutti i provvedimenti normativi emanati negli ultimi anni miranti al contenimento dei consumi, contrapposto al “risparmio energetico”. Probabilmente ciò è dovuto a mere ragioni di tipo semantico: forse il concetto di ‘efficienza’ riveste un significato moderno, positivo, ottimista mentre il ‘risparmio’ - o concetti analoghi come ‘limitazione’, ‘contenimento’, ‘riduzione’, ‘conservazione’ - adombrerebbero invece parsimoniosi e problematici scenari pauperistici.

 

*Vice Direttore Unità Tecnica Efficienza Energetica - Enea

 

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