Tags: Efficienza energetica, covid-19, ecobonus

ECOBONUS E SISMABONUS

L’Occasione Giusta

di: Monica Tommasi
In attesa di esaminare con attenzione il testo definitivo del provvedimento ecobonus, pensiamo che l’idea di promuovere forti investimenti per la messa in sicurezza antisismica e per l’efficienza energetica attraverso un provvedimento straordinario e di forte impatto vada nella direzione che gli Amici della Terra richiedono da sempre. Ci auguriamo che sia questa l’occasione giusta e che l’idea possa essere attuata correttamente.


In una fase di emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo servono misure di grande impatto per la ripresa e al tempo stesso capaci di affrontare i problemi del clima e dell’ambiente che, come indica la comunicazione della Commissione europea al Parlamento, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni è “il compito che definisce la nostra generazione”.

Ciò che ne sarà del “Green Deal europeo” lo vedremo nei prossimi mesi, soprattutto scopriremo se le nuove esigenze finanziarie imposte dalla crisi da Covid-19 ne ridimensioneranno la portata e le ambizioni a favore di provvedimenti, diciamo così, più ordinari, o se, come noi auspichiamo, rappresenteranno per il vecchio continente l’ulteriore stimolo per compiere la transizione alla sostenibilità con maggior coraggio, correggendo alcune storture che, a nostro avviso, pur rimangono nel progetto di Ursula von der Leyen.

In Italia, il quadro complessivo di questo progetto a lungo termine non è del tutto chiaro. Il Governo ha in programma la legge sul clima, il decreto Salvamare, la norma sul riciclo (end of waste), il Piano nazionale energia e clima, Ddl Cantiere Ambiente sul dissesto e il recepimento delle direttive Ue sull’economia circolare. In Parlamento, sono all’esame delle commissioni competenti i provvedimenti su acqua e consumo di suolo e rigenerazione urbana. Si attende il collegato ambientale.

Abbiamo già espresso diversi rilievi critici ad alcuni dei provvedimenti suddetti. Su altri la nostra contrarietà è radicale. Ma non è questa la sede per riproporre un nostro giudizio in odine alla organicità e all’adeguatezza del dedalo di provvedimenti che dovrebbero costituire il Green Deal italiano.

Ora, diversamente, ci interessa esprimere un primo giudizio su uno dei provvedimenti più consistenti del cosiddetto “decreto rilancio”: ecobonus e sismabonus al 110%. Come tutti, stiamo approfondendo il provvedimento che, al momento in cui scriviamo, non è ancora uscito in Gazzetta Ufficiale. Per quello che si è capito fin qui, con il superbonus i cittadini potranno effettuare gli interventi per l'efficientamento energetico e l'adeguamento antisismico a costo zero rispettando alcune condizionalità. Avranno infatti una detrazione fiscale del 110%, superiore cioè alla somma spesa, oppure lo sconto totale in fattura: in questo caso potranno cedere il credito di imposta all'azienda che effettua i lavori, che a sua volta potrà cederlo a banche e fornitori ottenendo liquidità immediata. I cittadini potranno anche cedere il credito fiscale direttamente a una banca.

Stando a questo, per noi che da sempre sosteniamo che l’efficienza energetica è il corridoio principale su cui la politica ambientale deve correre - in modo coraggioso e determinato, tali e tanti sono i benefici potenziali - un provvedimento imponente in grado di andare incontro alle esigenze di efficientamento del patrimonio edilizio nazionale e di sostegno al settore dell’edilizia, tra i più trainanti dell’economia italiana e dei prodotti made in Italy, non può che vederci favorevoli.

In particolare, ci sembra corretto, nella prospettiva della priorità all’efficienza energetica e della diffusione delle rinnovabili termiche nei consumi del residenziale, che per l’accesso alla detrazione del 110% gli interventi indispensabili debbano essere quelli per l’isolamento termico degli edifici o per l’installazione di impianti a pompa di calore, tecnologia che nel PNIEC ha un ruolo essenziale per conseguire gli obiettivi 2030. Anche la previsione di riconoscere il 110% per altri interventi connessi a quelli considerati prioritari va nella direzione giusta. Ad esempio riconoscere questo beneficio anche al fotovoltaico e agli accumuli di elettricità collegati alla installazione di pompe di calore negli edifici va nella direzione di uno sviluppo equilibrato delle rinnovabili elettriche in modo distribuito.

Capiremo nei prossimi giorni se le procedure sono state pensate per essere veloci e semplici, se i controlli hanno l’obiettivo di impedire abusi senza complicare la vita di chi utilizza lo strumento, se la contabilità del risparmio energetico realmente prodotto è una cosa prevista e in che termini. Per ora, lo strumento ci convince e seguiamo con attenzione il dibattito politico già avviato a cui, nel percorso di conversione del decreto in Parlamento, non faremo mancare la nostra voce.

Nel frattempo, osserviamo che alcuni supercritici sono già intervenuti contro il provvedimento, paragonandolo al Conto Energia che, nel 2010, venne introdotto nel decreto Salva Alcoa e zavorrò le bollette italiane di un debito trentennale di circa 230 miliardi, in favore delle sole rinnovabili elettriche intermittenti. Rileviamo che gli stessi critici non si espressero con la stessa veemenza contro il Salva Alcoa né all’epoca, né successivamente.  

Forse, ora, temono proprio che una scelta chiara in favore dell’efficienza energetica possa mettere in discussione nuovi sostegni pubblici a fondo perduto in favore di fonti che, da tempo, avrebbero dovuto raggiungere la piena competitività e che, invece, non riescono a svilupparsi senza sostegni.

Quanto ai vecchi incentivi che ancora pesano sulle bollette per circa 12 miliardi all’anno - a favore di impianti in gran parte già ammortizzati - se davvero si ritiene che rappresentino uno spreco, invitiamo a condividere la proposta dei comitati antieolici di almeno sospenderli per un anno, tenendo conto dell’emergenza sanitaria, della conseguente crisi economica, e della sfida che una effettiva transizione energetica porrà a tutti noi.

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