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SMALTIMENTO DEI RIFIUTI URBANI

Ditelo a Renzi 2

di: Rosa Filippini
Quella dei rifiuti non si può chiamare emergenza, non deriva da imprevisti e non ha scusanti. Il decreto Sblocca Italia è datato 2014. Che si aspetta a dargli applicazione?


Su una cosa sono tutti d’accordo: non è un’emergenza. Quella dei rifiuti che invadono le strade della Sicilia, o dei topi a Roma era una situazione facilmente prevedibile. Come era largamente prevedibile un pessimo ritorno di immagine per la scelta di esportare i rifiuti in Marocco. Per il resto, assistiamo a un litigio poco edificante fra istituzioni nel tentativo di scaricare la responsabilità di non aver programmato, di aver scelto male, di aver rinviato, di non aver gestito.

Purtroppo, anche gli osservatori, i cronisti, i commentatori locali e nazionali non aiutano a capire ma sono essi stessi parte del problema. Le cronache di questi giorni traboccano indignazione ma sono scarse di informazioni utili. Anche gli editorialisti sottovalutano il problema o lo ritengono secondario. Sbagliando valutazione. Per l’ennesima volta, è la mancata o errata gestione dei rifiuti solidi urbani a condizionare il Bel Paese esasperando gli italiani e proiettando un’immagine negativa sull’intera classe dirigente: che razza di paese è quello che non è in grado di organizzare nemmeno i servizi essenziali, quelli dell’igiene pubblica?

Ciò che impedisce di dare le informazioni utili o di affrontare con adeguata determinazione il problema, oggi come venti anni fa, è il tabù dell’incenerimento. La paura di affrontare apertamente chi, per errata e ideologica convinzione, crede che il problema possa essere affrontato partendo dalla parte più difficile e costosa, quella dell’organizzazione civica delle famiglie e dei condomini, anziché da quella strutturale degli impianti industriali di trattamento e di smaltimento.

Eppure la discussione non è difficile né richiede una preparazione tecnica: da quarant’anni, tutte le cifre stanno a dimostrare che i paesi europei dotati di impianti di smaltimento industriale compresi gli inceneritori con recupero di energia, sono gli stessi che non hanno mai subito emergenze, non esportano rifiuti, recuperano e riciclano le maggiori quantità di materia, hanno quasi eliminato le discariche. Spesso le loro gestioni sono in attivo: dal punto di vista economico ambientale, visto che l’energia da rifiuti serve al alimentare il teleriscaldamento evitando l’inquinamento prodotto da milioni di singole caldaiette domestiche. Sono paesi che spesso vengono portati ad esempio di comportamenti ambientali virtuosi, come la Germania, l’Olanda, la Danimarca, l’Austria, la Svezia. Paesi in cui molte delle nostre amministrazioni, grazie ad un curioso cortocircuito logico, esportano rifiuti, costringendo i cittadini a pagare una tariffa elevata e senza che le ”mamme no inceneritori” versino nemmeno una lacrima.

Ma non saremo noi ad alimentare un atteggiamento di autoflagellazione nazionale. Non c’è bisogno di guardare a Stoccolma o a Vienna. Basta guardare al divario fra le nostre Regioni. I dati di fonte pubblica e privata sono unanimi: le regioni dove è assicurata l’igiene, dove è scongiurata ogni emergenza, che hanno bilanci in attivo e tariffe accettabili per i cittadini, sono quelle adeguatamente infrastrutturale: la Lombardia, l’Emilia Romagna, le province autonome di Trento e Bolzano. Sono le stesse che hanno ridotto al minimo le discariche, che hanno ottime percentuali di raccolte differenziate, di riciclo, di recupero dei materiali. Sistemi introdotti gradualmente, con investimenti adeguati nell’organizzazione, nei cicli industriali, nella formazione del personale e nell’informazione dei cittadini.

Potrebbero essere saltate le tappe? Sarebbe possibile, a Roma o a Palermo, partire direttamente con le raccolte differenziate saltando le tappe di infrastrutturazione industriale ?

La risposta è NO.

Non siamo noi a dirlo. Non sono gli industriali del ciclo dei rifiuti. Lo dicono trent’anni di storia italiana ed europea. Lo dice il buon senso. Lo ha detto il Governo con l’articolo 35 del decreto Sblocca Italia (a proposito, che si aspetta ad applicarlo?). Lo ha capito anche Pizzarotti. Lo sanno tutti. Forse bisogna solo trovare il coraggio di dire che il re è nudo.

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